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L'Università e le Associazioni al servizio della collettività

di Carmen Aina

Le statistiche internazionali e nazionali testimoniano come la popolazione mondiale stia gradualmente invecchiando e, in particolare, come quella italiana si dimostri una delle realtà più interessate da questo fenomeno. L’Italia, infatti, risulta essere il secondo Paese al mondo per popolazione anziana, con una speranza di vita che sfiora gli 81 anni per gli uomini e gli 85 anni per le donne. Tuttavia, a fronte di un incremento degli anni di vita, dopo la soglia dei 65 anni si registra un peggioramento della durata degli anni vissuti in buona salute, infatti di questi anni aggiuntivi solo 1/3 viene trascorso senza problematiche (Istat, 2018).

Tale squilibrio demografico ha determinato ripercussioni socio-economiche, quali ad esempio l’aumento dei costi, sia pubblici sia privati, legati alla gestione delle esigenze e delle criticità connesse all’avanzamento dell’età, la graduale ricomposizione qualitativa della domanda di beni e servizi generati, i differenziali nelle traiettorie di invecchiamento tra individui con diverse dotazioni culturali ed economiche di partenza e, più in generale, ha portato a riflessioni in merito alla sostenibilità dei sistemi di Welfare State.

L’implementazione di uno stile di vita più adeguato, coerente con la promozione di un processo di invecchiamento sano ed attivo della popolazione, diventa quindi un prerequisito indispensabile per uno sviluppo sostenibile del sistema socioeconomico nazionale, potendo incidere non solo sulla qualità di vita e sul benessere raggiungibili dai singoli individui, ma anche sul modello di distribuzione ed allocazione delle risorse tra le diverse voci di spesa. Il tema dell’invecchiamento attivo e in salute della popolazione è diventato così centrale anche negli obiettivi identificati dall’Unione Europea, la quale ha individuato, tra le principali sfide per il 2020, quella di raggiungere un modello sociale più coerente con la possibilità di invecchiare restando attivi e continuando a condurre una vita autonoma e soddisfacente. Per poter perseguire tale risultato diventa quindi cruciale intervenire non più solo sulla popolazione direttamente interessata da tale processo, ma anticipare gli interventi sulle fasce di età più piccole, al fine di informare e rendere consapevoli i giovani della rilevanza di adottare stili di vita sani e attivi fin da bambini.

A tale proposito, il progetto Healthy Ageing Life-Style, finanziato al Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa (DiSEI) dell’Università del Piemonte Orientale (UPO) dal Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU) e svoltosi nel periodo gennaio 2019 e maggio 2019, ha avuto proprio l’obiettivo di favorire lo sviluppo di comportamenti coerenti con un invecchiamento attivo attraverso la sensibilizzazione della popolazione, la diffusione delle conoscenze sul tema dell’Active e Healthy Ageing e l’approfondimento delle loro possibili declinazioni all’interno del vissuto quotidiano. Per conseguire tali finalità l’approccio adottato è stato di tipo multidisciplinare, capace di ampliare la percezione delle criticità e delle potenzialità legate ai fenomeni in atto e prendere in esame le indicazioni contenute nelle linee guida proposte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per informare i destinatari di tale iniziativa sui criteri che dovrebbero orientare le scelte e i comportamenti quotidiani, in quanto attraverso la consapevolezza si possono correggere eventuali stili di vita scorretti e rischiosi.

Per sensibilizzare la collettività verso nuovi modelli comportamentali, è stata proposta una serie di approfondimenti attinenti alla sfera dell’educazione alimentare, dell’attività fisica, delle relazioni sociali e delle dipendenze (fumo, alcool, droghe), calibrando i contenuti in base alle caratteristiche dell’auditorio. L’intento è stato infatti quello di diffondere non tanto nozioni teoriche di base, quanto fornire ai partecipanti nozioni pratiche che potessero tradursi in strumenti decisionali, spendibili nella quotidianità, legati alla scelta degli alimenti, dei comportamenti sociali, dello stile di vita. Sotto il profilo nutrizionale, ad esempio, sono state fornite informazioni utili a comprendere non solo quali tipologie di alimenti prediligere nella dieta quotidiana, ma anche quali strumenti ogni consumatore abbia a disposizione per distinguere tra alimenti sicuri e non sicuri (regolamentazione sull’etichettatura, disciplinari di produzione, marchi d’origine e certificazioni, parametri fondamentali di riferimento). Dal punto di vista dell’attività fisica, sono invece state prese in esame non solo le pratiche sportive in senso stretto, ma anche tutte le forme di esercizio fisico quotidianamente implementabili, comprese le forme di mobilità attività. Lo scopo è stato di aumentare la consapevolezza della pluralità di forme e modi disponibili per aderire alla raccomandazione di uno stile di vita più attivo, capace di contrastare la sedentarietà degli individui e di favorire la socializzazione di tali comportamenti all’interno dei nuclei familiari. A sua volta, per quanto concerne le relazioni sociali, si è cercato di dare risalto al ruolo di ogni individuo non tanto come singolo ma come parte di un gruppo di riferimento più ampio (famiglia, classe, comunità, associazione), sottolineando l’importanza del senso di appartenenza, della condivisione, della partecipazione ad attività e realtà collettive come strumento di prevenzione e risoluzione dei problemi. Infine, in tema di abusi di sostanze, si è cercato di focalizzare l’attenzione soprattutto sulle motivazioni che spingono ad intraprendere queste scelte, sulle ripercussioni che queste producono sulla salute e sulla società e presentare quali strutture sono oggi disponibili per aiutare i soggetti interessati da queste problematiche.

Il progetto Healthy Ageing Life-Style, nell’intento di promuovere un modello sociale più coerente con la possibilità di invecchiare restando attivi e continuando a condurre una vita autonoma e soddisfacente, ha svolto attività formative coinvolgendo due specifiche categorie, docenti e studenti, operando una suddivisione per obiettivi funzionali. In particolare, hanno partecipato i docenti delle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Novara (circa una novantina) e studenti di alcune classi della scuola media inferiore IC Bellini e della scuola media superiore ITE Mossotti di Novara (circa un centinaio). Il responsabile scientifico, Dott.ssa Carmen Aina (DiSEI -UPO), ha curato tutte le fasi relative alla progettazione, coinvolgimento dei partecipanti, erogazione della didattica, calendario interventi e location, registro presenze, invio materiali ai partecipanti, erogazione questionari, attestati di frequenza e organizzazione dell’evento finale, in stretta collaborazione con il gruppo di lavoro interdisciplinare, costituito sia da docenti universitari sia da rappresentanti delle associazioni dei consumatori e utenti.

Il corso destinato ai docenti delle scuole primarie, medie inferiori e superiori si è svolto presso le aule del Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa. I partecipanti sono stati reclutati pubblicizzando il progetto in oggetto attraverso l’ufficio scolastico regionale per il Piemonte Ufficio VII - Ambito territoriale di Novara e le adesioni al corso si sono chiuse il 31 gennaio 2019. Nei vari interventi programmati, come premesso, sono state approfondite le tematiche attinenti al contesto attuale e alla sfera dell’educazione alimentare, dell’attività fisica, delle relazioni sociali e delle dipendenze (fumo, alcool, droghe).

Le lezioni sono state interattive, cercando di soddisfare le richieste di approfondimento emerse da parte dei partecipanti. Ai docenti iscritti al corso è stato inviato, al termine di ogni modulo, il materiale presentato e i riferimenti bibliografici in modo da agevolarli in futuro nello svolgimento della didattica ai propri discenti. A tutti i partecipanti è stato fornito un attestato di frequenza al corso.

Il corso destinato agli studenti è stato erogato a studenti di scuole di due ordini:

  • scuola media inferiore IC Bellini di Novara
  • scuola media superiore ITE Mossotti di Novara.

La didattica e i lavori di gruppo sono stati svolti direttamente presso le sedi degli istituti citati. Le scuole sono state informate del progetto tramite invio di e-mail da parte della Dott.ssa Carmen Aina e la selezione è avvenuta tenendo conto dell’interesse a svolgere l’intero percorso formativo unitamente alla loro disponibilità a realizzarlo nel corso dell’anno scolastico 2018/2019. Il team multidisciplinare coinvolto nella formazione ha visto la collaborazione di docenti e ricercatori qualificati del mondo accademico.

Al termine di ogni lezione, ai professori delle classi coinvolte, è stato inviato tutto il materiale presentato, in modo che gli studenti potessero approfondire gli argomenti trattati. Al termine del percorso didattico gli studenti, sotto la supervisione della Dott.ssa Cinzia Mainini, hanno realizzato dei lavori di gruppo che sono poi stati presentati nell’evento conclusivo del progetto che si è svolto presso l’Aula Magna del DiSEI - UPO il 3 giugno 2019. All’evento finale sono stati invitati tutti i partecipanti e i docenti che hanno preso parte al corso.

Il progetto Healthy Ageing Life-Style ha permesso di superare la visione tradizionale di Università in cui la funzione educativa è svolta esclusivamente attraverso il trasferimento di conoscenze al suo interno, diventando un hub di raccolta di saperi e metodi innovativi per facilitare la diffusione di comportamenti e stili di vita in linea con un processo di invecchiamento attivo. Inoltre, attraverso anche la collaborazione con le associazioni dei consumatori e utenti è stato possibile uscire dai propri spazi e contribuire ad una trasformazione sociale e culturale, sia dei soggetti direttamente coinvolti in tali lezioni formative sia di tutti coloro che indirettamente saranno entrati in contatto con i primi.

Si segnala infine che i partecipanti al progetto Healthy Ageing Life-Style hanno compilato un questionario di gradimento, dai quali è emerso non solo un livello complessivo di soddisfazione decisamente positivo per tutti i moduli erogati, ma anche l’importanza di confrontarsi con esperti competenti sui temi oggetto del corso, capaci di trasferire i vari concetti in maniera chiara e accessibile, indipendentemente dal background di ciascun partecipante.

Anche gli studenti delle scuole hanno riportato un notevole apprezzamento di questa attività, segnalando un interesse verso le tematiche trattate e il desiderio di poterle approfondire in futuro, aspetto che fa ben sperare nel proseguimento degli studi dei soggetti esposti a tale percorso formativo, contrastando sperabilmente il fenomeno degli abbandoni scolastici precoci.

Per concludere, possiamo affermare che iniziative di questo tipo, che vedono il coinvolgimento di una platea eterogenea e ampia di discenti, sono centrali per diffondere quei cambiamenti negli stili di vita e negli approcci necessari per la realizzazione di un futuro sostenibile, come auspicato anche dai 17 obiettivi dell’Agenda 2030. In aggiunta, la capacità di ampliare e rafforzare le interazioni tra università e territorio, attraverso un dialogo continuo tra i soggetti della società civile e l’uso di modelli educativi place centered e student centered, permetterà di diffondere competenze che renderanno gli individui consapevoli delle loro azioni e dell’impatto che le stesse avranno sia sulla propria vita sia, più in generale, sulla società, l’ambiente e l’economia.

 

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